UNA STELLA

CORONATA DAL BUIO

La poesia è… rammemorare, perchè il poeta dai tempi degli antichi cantori greci ricorda le gesta degli eroi, le guerre, gli amori e li narra in versi. La poesia è  …emozionare, perchè il poeta cerca di superare il limite concettuale delle parole trasformando i versi  in materia viva, ricordo vibrante dentro i nostri cuori.
Con questa premessa è iniziato l’incontro, organizzato dagli alpini al Centro S.Francesco di Cividale, con il poeta friulano Pierluigi Cappello. Un incontro dove l’umanità che traspare dalle poesie lette da Pierluigi si è mescolata al sentimento profondo degli alpini di sentirsi vicini ai propri compagni che si trovano a Herat per far fronte a una guerra senza senso.
Alcune delle poesie lette appartengono al suo ultimo lavoro “Mandate a dire all’imperatore”, con cui ha vinto di recente il Premio Viareggio-Rèpaci 2010, per la poesia.
Un premio che innalza il poeta friulano nell’Olimpo dei poeti contemporanei. E noi di questo siamo molto fieri ma lo siamo ancora di più perchè possiamo sentire il respiro della nostra terra, dei nostri genitori e dei nostri figli nei suoi versi.
Mandi di cûr !

SUL MONTE DI RAGOGNA

UNA CHIESETTA E DELLE LAPIDI

ricordano i caduti della “Julia”. In particolare una lapide è dedicata agli alpini della brigata “Gemona” che hanno perso la vita nel naufragio del Galilea. Era il 28 marzo 1942, la nave partita dal porto greco di Patrasso stava riportando in Italia gli alpini dopo che era stato deciso lo spostamento dal fronte greco a quello russo. Il “Galilea” a bordo aveva circa 1532 persone ( dati ANA ): l’intero battaglione “Gemona” (23 ufficiali, 27 sottufficiali, 639 alpini), tre ospedali da campo, ufficiali del comando reggimento, militari con foglio di licenza in tasca. Insieme al “Galilea” viaggiavano altre 5 navi ma gli alpini della brigata Cividale dovranno restare a terra perchè non c’era + posto. Le navi sono scortate da un incrociatore e da 4 torpediniere, che lanciano a intermittenza bombe di profondità per scongiurare il pericolo dei sommergibili. Le navi erano dirette al porto di Bari, ma qd il convoglio doppia l’isola di Corfù, si sentono arrivare i primi siluri che sfiorano il “Piemonte” e il “Crispi”, poi alle 22.45 il grande botto, un siluro lanciato da un sommergibile inglese colpisce il “Galilea” ad una fiancata aprendogli uno squarcio di 6x6m. La nave comincia ad inclinarsi e la frenesia s’impossessa delle persone. Alcuni si buttano ma solo quelli che sanno nuotare riescono ad allontanarsi dalla nave e non vengono sbattuti sotto le eliche. Ma la maggior parte per la paura resterà sulla nave che dopo cinque ore affonda completamente. A salvarsi saranno solo il 18% delle persone a bordo.
Una disgrazia nella disgrazia perchè gli alpini del btg. “Gemona” avevano già pagato un duro prezzo perdendo il 2° btg nella battaglia sul Golico e adesso vedevano sparire anche il 3° btg. Per il Friuli un’ immensa perdita, infatti gran parte degli alpini erano friulani.
Adesso ogni anno sul monte Ragogna si commemora quel giorno.

Alpin jo mame!