Il Crudele Giovedì Grasso:
la Rivolta Friulana del 1511
La rivolta del Crudele Giovedì Grasso (in friulano La Crudêl Joibe Grasse) fu una significativa insurrezione contadina scoppiata nel 1511 in Friuli, considerata “la maggiore dell’Italia rinascimentale”.
Nel XV e XVI secolo, il Friuli era sotto il dominio della Repubblica di Venezia. La popolazione locale soffriva a causa dei pesanti privilegi esercitati da clero e nobiltà, oltre alle continue faide tra famiglie nobiliari che portavano devastazione e aumento delle tasse. Il governo veneziano, interessato principalmente a mantenere il controllo strategico della regione, non implementò misure per migliorare le condizioni socio-economiche della popolazione rurale, accentuando l’isolamento culturale e linguistico del Friuli.
La giovane Lucina Savorgnan viene descritta brevemente da Gregorio Amaseo per la sua presenza ad una festa a Udine, il 26 febbraio 1511, la sera precedente la rivolta del Crudele giovedì grasso. così mentre i contadini si preparavano alla rivolta, la nobiltà ignara di tutto quello che le stava per capitare ballava . . .
. . . a casa de madonna Maria Savorgnana, dove se danzava, sonando dil continuo d’un clavizimbano, et in consonantia cantando degnamente madonna Lucina sua figliola, donzella pellegrina, et visto lì alquanti balli fin al tardi . . .
La tensione culminò il 27 febbraio 1511, Giovedì Grasso, quando scoppiò una violenta insurrezione. I contadini, esasperati dalle oppressioni, attaccarono e saccheggiarono numerosi castelli e residenze nobiliari. Tra le strutture colpite vi furono il Castello di Colloredo di Monte Albano, il Castello di Villalta a Fagagna e il Castello di Moruzzo, tutti devastati durante la sommossa. La rivolta fu caratterizzata da scontri tra due fazioni:
Zamberlani: fazione popolare filoveneziana guidata da Antonio Savorgnan.
Strumieri: fazione composta dalla nobiltà friulana filoimperiale, guidata dalla famiglia Della Torre.
Gli Zamberlani erano una fazione popolare filoveneziana guidata da Antonio Savorgnan. Si basavano su un sistema clientelare che offriva protezione e benefici ai contadini in cambio del loro sostegno. Savorgnan concedeva diritti ai contadini, confermava antiche usanze di sfruttamento dei terreni, apriva i suoi magazzini in caso di carestia e concedeva prestiti. Il suo obiettivo era sfruttare il malcontento popolare per trarre vantaggi personali.
Gli Strumieri erano una fazione composta principalmente dalla nobiltà friulana filoimperiale, guidata dalla famiglia Della Torre. Essi mal sopportavano il controllo di Venezia e cercavano l’appoggio del Sacro Romano Impero per contrastare il potere veneziano e mantenere i loro privilegi.

Quello che ci racconta Gregorio Amaseo . . .
Antonio Savorgnan, un nobile filoveneziano, strumentalizzò il malcontento popolare per i propri fini politici.
“I Savorgnan, famiglia della nobiltà udinese dichiaratamente filoveneziana, cavalcarono il malcontento inasprendo il conflitto sociale, allo scopo di approfittare della situazione per trarne vantaggi personali.“
Antonio Savorgnan inscenò un attacco imperiale a Udine, chiamando la popolazione alla difesa. Nel caos che ne seguì, i suoi seguaci istigarono il saccheggio delle dimore nobiliari.
“Il giorno di giovedì grasso (27 febbraio 1511) Antonio Savorgnan inscenò un attacco imperiale a Udine [ . . . ] chiamando a raccolta la popolazione per la difesa della città.”
Seguirono massacri di nobili, spogliazioni dei cadaveri e saccheggi. I rivoltosi si travestirono con gli abiti dei nobili, inscenando una macabra parodia.
“Molti membri delle famiglie della Torre, Colloredo, della Frattina, Soldonieri, Gorgo, Bertolini e altre furono trucidati, i loro cadaveri furono spogliati e abbandonati per le vie del centro . . .
Interpretazioni Contrastanti: Alcune fonti, come Gregorio Amaseo, che scrisse Historia della Crudel Zobia Grassa, dipingono Savorgnan come un astuto stratega che orchestrò la rivolta per eliminare i suoi avversari politici. Altre fonti, come Edward Muir in Il sangue s’infuria e ribolle, riconsiderano l’operato di Savorgnan, ritenendo che Amaseo lo abbia sopravvalutato.
La rivolta si estese al resto del Friuli, con assedi e distruzioni di castelli.
“Nel frattempo la scia di violenze si diffuse a macchia d’olio ai territori limitrofi di Udine e pian piano a tutta la regione. Gli abitanti dei villaggi, per lo più contadini ed armati come per andare in battaglia, assediarono i castelli abitati dalla nobiltà . . .“
Gli Strumieri si riorganizzarono, ottenendo l’appoggio dei veneziani e sconfiggendo gli Zamberlani in una battaglia presso il fiume Cellina.
“Le truppe degli strumieri riuscirono a riorganizzarsi presso il castello di Giulio di Porcia e suo fratello Federico, questa volta ottenendo il supporto dei veneziani attraverso il provveditore della Serenissima a Pordenone . . .”
Un violento terremoto, seguito da peste e carestie, devastò la regione, intensificando la crisi.
“Il 26 marzo dello stesso anno, un violento terremoto devastò Udine e l’intera regione, che costò la vita a quasi 10 000 persone. In seguito gli stessi territori furono flagellati da peste, carestie e violenti eventi meteorologici . . .”
Il governo veneziano istituì un tribunale speciale che condannò a morte molti rivoltosi. Antonio Savorgnan riparò tra le file imperiali ma fu assassinato nel 1512.
“Il governo di Venezia istituì un tribunale speciale che condannò a morte i maggiori esponenti della rivolta, senza però colpire il vero artefice, Antonio Savorgnan il quale, visto l’esito complessivamente negativo, decise paradossalmente di riparare tra le file degli imperiali che tanto aveva osteggiato . . .”
Per prevenire nuove rivolte, Venezia istituì la Contadinanza, un organismo rappresentativo dei contadini che potevano porre il veto alle proposte del parlamento friulano.
“La grande massa dei contadini che aveva partecipato ai moti riprese il lavoro dei campi nelle stesse condizioni di prima, ma il governo della Serenissima decise di prevenire possibili nuove rivolte andando parzialmente incontro alle richieste degli zamberlani e cioè istituendo l’organismo della Contadinanza . . .”
Nonostante la repressione, il Crudele Giovedì Grasso innescò una spirale di vendette e ritorsioni tra le famiglie nobiliari che si protrasse per decenni.
“La morte del Savorgnan non pose, quindi, termine all’insieme di vendette e di ritorsioni innescate dai fatti del giovedì grasso che avevano oramai perduto la dimensione collettiva della rivolta e acquistato il carattere della faida e del regolamento di conti personale.”

La rivolta portò al massacro di molti membri delle famiglie nobili come Della Torre, Colloredo, della Frattina, Soldonieri, Gorgo e Bertolini. I loro cadaveri furono spogliati e abbandonati per le strade. I rivoltosi si travestirono con gli abiti dei nobili, inscenando una macabra parodia. I nobili che riuscirono a fuggire si rifugiarono nei loro castelli o nel Friuli occidentale.
La rivolta si diffuse a macchia d’olio nei territori circostanti Udine. Gli abitanti dei villaggi, per lo più contadini armati, assediarono e presero con la forza i castelli abitati dalla nobiltà. Furono presi i castelli di Spilimbergo, Valvasone, Cusano, Salvarolo e Zoppola. Molti altri castelli vennero distrutti, tra cui Zucco, Cergneu, Tarcento, Colloredo, Caporiacco, Pers, Mels, Brazzacco, Moruzzo, Fagagna, Villalta e Arcano.
La ribellione si concluse con un bagno di sangue, ma le comunità friulane presero coscienza della loro forza. Una forza che permise loro di negoziare a Venezia il soccorso militare sulla base del rispetto dei loro diritti e che, qualche anno dopo, diede vita alla Contadinanza, un organismo, senza eguali in Europa, composto da rappresentanti dei contadini che potevano porre il veto alle proposte del parlamento friulano.
Per noi friulani, quindi, il 27 febbraio 1511 è la data migliore per celebrare la Giornata friulana dei diritti.

Dopo la rivolta, il Friuli fu colpito da una serie di eventi naturali catastrofici. Il 26 marzo 1511, un violento terremoto devastò Udine e l’intera regione, causando la morte di quasi 10.000 persone, mentre uno tsunami nel mare Adriatico interessò Trieste e Venezia. A questo seguirono peste, carestie e violenti eventi meteorologici.
Concludendo possiamo dire che il Crudele Giovedì Grasso rappresenta un momento cruciale nella storia del Friuli, un’esplosione di rabbia popolare scatenata da una combinazione di fattori socio-economici, politici e ambientali. La rivolta ebbe conseguenze devastanti, ma portò anche all’istituzione della Contadinanza, un primo passo verso una maggiore rappresentanza delle comunità rurali. Lo studio dell’evento offre spunti importanti per comprendere le dinamiche di potere e i conflitti sociali nel Friuli del Rinascimento.
Il Racconto in inglese
Per chi volesse, c’è la possibilità di ascoltare il racconto di quegli eventi in inglese attraverso un filmato dove alcune immagini fanno da sottofondo ad una conversazione in inglese tra due insegnanti . . .
#peaceandlove
☮ − ☯ − ☵ − ☸ − 🌍
un post interessante e anche molto utile perchè credo che questa storia sia poco conosciuta dai giovani
Intal librut “La Nestre Storie” si cjate la Storie dal Friûl contade di pre Checo Placereani inte conference tignude a Vasinis intal 1978. E je un storie curte ma avonde ben fate. Magari cussì no, no si cjate une peraule di chest riviel dal 1511. Di fat, pre Checo al fevele dai turcs di Vignesie ma dal riviel dai contadins e de Contadinance nol conte nuie . . e mi soi domandât il parcè ma no soi rivât a cjatâ une rispueste . . .