Patrick Edlinger: una vita sulla punta delle dita

9 Apr , 2025 - Falesie,Allenamento

Patrick Edlinger: una vita sulla punta delle dita

Il regista Jean-Paul Janssen scelse, tra i tanti climber locali, Patrick Edlinger per il suo docufilm sull’arrampicata degli anni ’80 in Verdon perché si rese conto di quanto Patrick Edlinger personificasse l’arrampicata libera, praticata senza aiuti artificiali, utilizzando unicamente le prese naturali della roccia.

Il Free Solo, in particolare, viene descritto come “l’escalade suprême”, un’attività che richiede “una super concentrazione” e dove “il moindre faux mouvement ou équilibre […] c’est la chute quoi” (da “La Vie Au Bout Des Doigts”). La pratica del Free Solo alla Piade, sopra l’acqua, viene presentata come un allenamento sicuro per affrontare poi il solo integrale su pareti più impegnative, permettendo di “aller jusqu’à tétaniser tes muscles et de tomber à l’eau sans prendre aucun risque”.

Patrick Edlinger viene ritratto come un individuo profondamente legato alla natura, per il quale l’arrampicata non è solo uno sport ma un vero e proprio “mode de vie” (da “La Vie Au Bout Des Doigts”). Egli ricerca “le plaisir du geste sans aucune contrainte morale” e apprezza “les choses simples” come “un verre d’eau et d’un sandwich” (da “La Vie au bout des doigts — Wikipédia”). Il suo stile di arrampicata è descritto come “esthétique”, “harmonieux” e una forma di “expression corporelle” (da “La Vie Au Bout Des Doigts”). La motivazione è considerata più importante dell’allenamento fisico: “c’est d’être motivé au pied du rocher c’est ce qui fait que tu grimpes bien” (da “La Vie Au Bout Des Doigts”).

Il documentario del 1982 diretto da Jean-Paul Janssen è unanimemente considerato un’opera “mythique” (da “La Vie au bout des doigts — Wikipédia”) e “culte” (da “La vie au bout des doigts, naissance d’un film culte – La folie des hauteurs (saison 1)”). Viene riconosciuto come il primo film in cui l’arrampicata è l’attività principale, e il suo successo mediatico “a propulsé Patrick Edlinger au rang de star mondiale, et surtout qu’il a fait connaître l’escalade au grand public” (da “La Vie au bout des doigts — Wikipédia”). Il film ha avuto un impatto significativo sulla percezione dell’arrampicata e ha reso Patrick Edlinger un’icona sportiva.

Sebbene il Free Solo sia intrinsecamente pericoloso, Edlinger e altri top climber sottolineano la preparazione e la consapevolezza necessarie. Patrick Edlinger afferma che “on il passe tout notre temps donc on est préparé pour ça” e che la decisione di fare Free Solo nasce da un bisogno interiore, non da un’improvvisazione. La paura è presente (“je pense qu’on a peur c’est d’ailleurs ce qui t’attire” – da “La Vie Au Bout Des Doigts“), ma l’obiettivo è dominarla e fare astrazione dal “gaz” (il vuoto).

Dopo il successo del film, Patrick Edlinger divenne una celebrità, con le conseguenti pressioni e cambiamenti nella sua vita. Nonostante ciò, mantenne un forte legame con l’arrampicata e la natura. Viene ricordato come un pioniere che ha separato l’arrampicata dall’alpinismo, concentrandosi sulla bellezza del gesto e sulla ricerca del limite personale. Il suo stile unico e la sua “grazia” rimangono fonte di ispirazione. (da “Patrick Edlinger – GognaBlog”)

Il docufilm mostra Patrick Edlinger arrampicare in Free Solo sulla falesia della Piade, vicino a Tolone, dove la presenza dell’acqua sottostante minimizza i rischi. Successivamente, lo riprende a Buoux, su vie come il “Golot Fou” (6b), il tetto di “DSF” (6b+), il tetto di “La Béda” (6a+) e l’ultima lunghezza del “Pilier des Fourmis” (7a). Il montaggio del film, tuttavia, sembra presentare un’unica lunga via molto difficile, mentre in realtà si tratta di diverse ascensioni unite insieme.

La Vie au bout des doigts” ebbe un successo straordinario, sia in Francia che all’estero, venendo anche nominato ai César come miglior cortometraggio documentario. Il film costò 150.000 franchi ma ne incassò 200 milioni. La figura di Patrick Edlinger divenne iconica, tanto da finire sulle copertine di riviste come Paris Match e venire eletto sportivo preferito dai francesi.

Patrick Edlinger viene accreditato, insieme all’americano John Bachar, per aver contribuito a definire l’arrampicata come una disciplina autonoma dall’alpinismo, focalizzandosi sull’estetica e la difficoltà tecnica.

Gli ultimi anni e la morte di Patrick Edlinger: sono noti i suoi problemi depressivi dopo l’incidente occorsogli nel 1995, i suoi problemi di alcolismo e la sua morte prematura nel 2012 a causa di una caduta dalle scale nella sua casa a La Palud-sur-Verdon. Nonostante le difficoltà, viene ricordato per il suo stile unico, la sua filosofia di vita e il suo contributo fondamentale alla diffusione e all’evoluzione dell’arrampicata libera.

E vorrei concludere questo articolo con una bella citazione riportata nell’articolo Patrick Edlinger , sul Gogna Blog . . .

L’arrampicata per me è un modo di vivere, non solo uno sport.
E’ un pretesto per girare il mondo,
per trovare nuovi posti e nuova gente.
La cosa più importante è restare libero per tutta la vita,
questo è il mio vero programma per il futuro
Patrick Edlinger

Nel video la storia dell’arrampicata negli anni ’80 e l’importanza di Patrick Edlinger nello sdoganare l’arrampicata sportiva dall’alpinismo . . .

#peaceandlove


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