Un addio a Cristian Brenna: un mito ci ha lasciato
La notizia è giunta martedì, 3 giugno 2025, come un macigno inaspettato, lasciando un vuoto immenso nel cuore di tutti gli appassionati di arrampicata e, in particolare, di chi ha iniziato a muovere i primi passi in falesia alla fine degli anni ’90. Cristian Brenna, il forte climber che è stato un vero e proprio mito per un’intera generazione, ci ha lasciato in un modo tragico e beffardo: una scivolata in discesa dal Monte Biaina.
Il dolore per questa perdita è profondo e palpabile. Ricordo bene quel periodo, quando i poster di Cristian Brenna appesi nelle palestre e sui muri delle camerette non erano solo immagini, ma ispirazioni viventi. Le sue prestazioni, la sua tecnica, la sua determinazione in falesia lo rendevano un punto di riferimento, una leggenda vivente che sembrava capace di sfidare la gravità con una leggerezza disarmante. Era la dimostrazione che i sogni, anche quelli più verticali, potevano essere raggiunti.
Per noi giovani arrampicatori di allora, Cristian Brenna non era solo un nome da leggere sulle riviste di settore, era l’emblema di un’epoca d’oro dell’arrampicata sportiva, l’incarnazione di quella passione pura e viscerale che ci spingeva a provare e riprovare i movimenti, a spingere oltre i nostri limiti, a sognare la via successiva. La sua figura emanava una forza tranquilla, una dedizione che trascendeva la semplice performance atletica. Era un esempio di come vivere la montagna e la roccia con rispetto, ma anche con audacia.
Ironia della sorte ha voluto che un climber della sua esperienza, abituato alle sfide verticali più estreme, ci abbia lasciato non su una parete verticale, ma durante la fase più apparentemente innocua di ogni camminata in montagna: la discesa. Questo tragico evento ci ricorda, ancora una volta, la fragilità della vita e l’imprevedibilità della montagna, che a volte si prende i suoi figli più amati nei modi più inaspettati.
Il Monte Biaina, una cima che ora porta con sé il ricordo di questa giornata triste, è un luogo che, da oggi in poi, sarà indissolubilmente legato alla memoria di Cristian Brenna.
Il suo spirito, la sua passione e il suo sorriso di fanciullo continueranno a vivere nelle vie che ha aperto, nelle foto che lo ritraggono appeso a micro appigli, e soprattutto nel cuore di chi, come me, ha iniziato ad arrampicare guardando a lui come a un climber gentile e un inarrivabile maestro.
Mandi di cuore, Cristian!
La tua leggenda continuerà a ispirarci, e il tuo ricordo sarà una roccia salda nella memoria di tutti noi.
La sua Storia di climber e di alpinista
Cristian Brenna ha iniziato ad arrampicare a quindici anni e dal 1991 ha partecipato alla Coppa del Mondo di arrampicata, ottenendo sette podi nella lead, inclusa una vittoria a Courmayeur nel 1998, e ha concluso al secondo posto nella stagione 1998 e al terzo posto nelle stagioni 1996 e 2000.
A livello europeo, ha vinto due medaglie d’argento nella specialità lead (Norimberga 1998, Monaco di Baviera 2000) e una medaglia d’argento nella specialità velocità (Francoforte 1992).
In Italia, è stato tre volte campione italiano e ha conquistato tre edizioni della Coppa Italia lead.
Ha realizzato vie di altissimo livello in falesia, tra cui vie di grado 9a/5.14d (Underground a Massone) e numerose vie di 8c+/5.14c (come Les Sindicalistes, Vitamania, Alien Carnage, The Big Mother ad Erto, L’Avaro, La Connexion, Le Bronx, Noia, Hasta La Vista). È stato anche capace di salire un 8b+ a vista (Mortal Kombat) e una decina di 8b a vista. Le sue prestazioni e la sua tecnica erano un punto di riferimento.
Dopo il ritiro dalle competizioni nel 2005, si è dedicato all’alpinismo, dimostrando una notevole versatilità e audacia.
Ha partecipato alla spedizione “UP-Project” in Pakistan nel 2005, dove ha liberato la via Up & Down sullo scudo del Chogolisa (800 m, 7c).
Nel 2008, assieme a Hervé Barmasse, ha superato l’inviolata parete nord del Cerro Piergiorgio con la via La Routa de l’Hermano (950 m, 6b+/A3), risolvendo uno degli ultimi grandi problemi alpinistici in Patagonia.
Cristian Brenna faceva parte del gruppo dei Ragni di Lecco.
Nel 2003, ha liberato la storica via Itaca nel Sole in Valle Orco, con difficoltà fino all’8b su protezioni tradizionali, dimostrando la sua abilità su vie lunghe.
La sua capacità di passare dall’arrampicata sportiva all’alpinismo ha dimostrato che “le regole non esistono, non devono esistere, e la creatività vince su tutto. Anche sui pregiudizi”.
E sappiamo tutti, quanti pregiudizi abbiamo dovuto affrontare come climber.
Adesso, amico mio, vai in pace, accompagnato dal nostro abbraccio e dal desiderio che tu possa tornare al più presto fra noi.
Mandi Cristian !!!
Nel video la storia di Cristian Brenna come climber e alpinista . . .
#peaceandlove
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La Cerimonia Funebre avrà luogo venerdì 6 giugno alle ore 10.00
presso la chiesa Collegiata di Arco.
Seguirà cremazione.
Guida alpina ora ricopriva il ruolo di tecnico delle nazionali della Federazione arrampicata sportiva italiana.
La stessa federazione nell’esprimere il suo cordoglio ha invitato ad osservare un minuto di silenzio in sua memoria prima di tutte le manifestazioni di arrampicata sportiva in programma nel week end.
Ciao, Cristian